03/03/12

San Pietroburgo mette fuori legge la propaganda gay e trans




Crollata l'URSS, qualcuno in Russia e nei paesi ex-sovietici pensava che le cose per le persone lesbiche, gay e trans sarebbero potute cambiare soltanto in meglio, ma così non è stato. E passato più di un ventennio da quando il grande paese comunista non c'è più, e poco meno di venti da quando l'articolo del codice sovietico che puniva l'omosessualità e stato abrogato, ma le cose sono addirittura peggiorate; dai divieti di organizzare "gay pride" e manifestazioni, fino a quest'ultima bruttisima e pericolosa legge antigay e trans approvata a San Pietroburgo. Il parlamento cittadino influenzato da una crescente ideologia fascista e nazionalista. E' importante che le organizzazioni per i diritti umani, di lotta per la democrazia ed lgbt, mantenessero una continua mobilitazione fino a quando questa legge non sarà abrogata. Sarebbe necessario prevedere azioni di boicottaggio di prodotti e di viaggi verso la Federazione Russa.
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Russia: San Pietroburgo mette fuori legge la 'propaganda omosessuale'
Con 29 sì e 5 no è stata approvata a San Pietroburgo una legge che prevede l’eliminazione di quella che i suoi propositori hanno chiamato “propaganda” dell’omosessualità

fonte: Gaynews - Agenzia Radicale
La legge dopo aver definito la “propaganda” come la “diffusione mirata e senza freni di informazioni in grado di mettere a repentaglio la salute e lo sviluppo morale e spirituale dei minori, incluse quelle che potrebbero creare un’immagine distorta dell’equivalenza sociale fra relazioni coniugali tradizionali e non”, mette al bando tutte quelle “azioni pubbliche, volte alla promozione della sodomia, del lesbismo, della bisessualità e del ‘transgenderismo’ tra i minori”, che verranno inoltre punite con multe fino a 17mila dollari.


La decisione di San Pietroburgo ha contagiato anche altre città intenzionate ad adottare misure simili, seminando così non poche preoccupazioni tra i gruppi gay del paese che ora temono che le loro attività possano essere bloccate. Oggetto delle accuse sarebbero proprio i gruppi a sostegno dei diritti degli omosessuali ultimamente particolarmente impegnati a far convergere l’attenzione sul tema, soprattutto nelle città di San Pietroburgo e Mosca.

Non a caso la suddetta misura, infatti, è suonata a molti come una dichiarazione di guerra contro l’operato degli attivisti, oltre che “una dichiarazione della sovranità morale della Russia” come l’ha definita Vitaly V. Milonov, uno dei principali pianificatori della legge nonché accanito sostenitore della chiesa ortodossa di Russia. Dopo aver definito l’omosessualità una “perversione”, Milonov ha puntato il dito contro gli attivisti per i diritti umani, rei, a suo avviso, di aver condotto una campagna di conversione tra i bambini russi con l’appoggio dei governi occidentali. 

La legge sarebbe per Igor Kochetkov, capo della rete LGBT russa con sede a San Pietroburgo una vera e propria “assurdità” tanto quanto lo sarebbe “voler spengere la luce del sole”: “si può adottare una legge” in tal senso, spiega ancora Kochetkov, ma nessuno “avrebbe l’abilità di metterla in atto”. Allo stesso modo “anche se qualcuno lo volesse, nessuno tipo di propaganda sarebbe in grado di trasformare un eterosessuale in gay”, afferma lo stesso.

Secondo il “New York Times”, l’omosessualità è al centro del dibattito pubblico in Russia solamente da qualche anno. Nonostante, infatti, la legge che puniva le relazioni tra uomini con il carcere fosse stata abrogata nel 1993, il tema dell’omosessualità ha costituito per tanto tempo (e forse lo è tuttora) un vero e proprio tabù.

In tutto il mondo, le organizzazioni lgbtqi e quelle per i diritti umani hanno organizzato Flashmob e Flash pride di protesta. Sotto il blitz organizzato da Queerlab a Roma - www.queerlab.it 


FLASHPRIDE DAVANTI ALL'AMBASCIATA RUSSA


“Adesso multateci tutti”: gli attivisti dell’associazione QueerLab hanno dato vita ad un fash-Pride questa mattina, davanti all’ambasciata russa a Roma, per protestare contro la legge antigay approvata mercoledì a San Pietroburgo. La norma approvata nella città federale russa prevede multe da 120 a 12.000 euro per coloro che parlano di omosessualità pubblicamente . 
“La Rivoluzione Queer non Russa”, con un riferimento alla storica campagna pubblicitaria del Manifesto, è stato lo slogan scelto dai giovani attivisti romani per lanciare un messaggio al governatore di San Pietroburgo, Georgy Poltavchenko. “Le speranze che il governatore fermi quella legge sono minime – hanno spiegato gli organizzatori – ma era importante mandare un messaggio di solidarietà alle persone omosessuali e transessuali russe”. “Anche da Roma – continuano – è importante lanciare un messaggio chiaro: è impensabile censurare l’omosessualità!”.
In base alla norma appena approvata, è definita “propaganda” omosessuale “la diffusione mirata e incontrollata di informazioni in grado di danneggiare la salute e lo sviluppo morale e spirituale dei minori”, in particolare quelle informazioni che possono creare “un’impressione distorta” delle “relazioni coniugali”.
“È evidente – sostengono gli attivisti di QueerLab – che questa legge potrà essere usata, e sarà sicuramente usata, per ridurre le persone omosessuali e transessuali all’invisibilità, per schedare le associazione lgbt e per impedire le manifestazioni pubbliche come i gay pride”. E proprio per rivendicare il diritto a manifestare l’orgoglio e la visibilità, i manifestanti hanno sparato coriandoli e lustrini colorati come durante le parate dei pride.
“Dopo le violenze e i divieti al pride di Mosca – aggiunge uno dei manifestanti – questa legge è un altro allarmante segnale di quanto la Russia stia diventando un paese invivibile per le persone lgbt”.
QueerLab è una nuova associazione lgbt romana, nata nell’ottobre scorso, che ha dato vita ad un blitz simile il 1° dicembre, in occasione della Giornata mondiale della lotta all’Aids, per protestare, davanti alla statua a Karol Woytjla alla stazione Termini, contro le politiche anti-preservativo del Vaticano.

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